venerdì 14 marzo 2008

Vino meraviglioso speziato

Il mosto cotto, ingrediente tipico di diverse pasticcerie regionali, base fondamentale per la produzione dell`aceto balsamico tradizionale, medicinale magico consigliato dalle nonne e altro ancora, era tra le principali materie prime che un “cuoco diligente” doveva avere nella lista degli ingredienti essenziali secondo Marco Gavio, cuoco vissuto all`epoca dell`impero Romano di Tiberio.
Il personaggio in questione, Marco Gavio, detto Apicio, in memoria di un famoso ghiottone, nacque probabilmente attorno al 25 a.C. ed e` ricordato da Seneca e da Tacito per la sua passione per la cucina raffinata.
Anche lui, in quell`epoca di perdita di “libertas”, trovava nel piacere di elaborare e gustare il cibo un modo per godersi la vita.
A lui viene attribuita la raccolta di ricette e consigli di cucina “De re coquinaria”, anche se si dubita che sia stata scritta interamente da lui.
Secondo alcune fonti avrebbe sperperato tutti i suoi averi non badando a spese per procurarsi cibi prelibati da molte parti del mondo. Infine si suicido` bevendo la cucita, probabilmente quando si trovo` al verde. L`eccesso di vino, spesso cotto in pentole di piombo, l`eccesso di sale, aceto, pepe, l`esagerata frollatura della carne e l`uso di “salse magiche”, utilizzate per camuffare il sapore e l`aspetto dei cibi non freschi porto` come risultato un avvelenamento generale , anche della classe dirigente, che verso la fine dell` impero trovo` nei piaceri del palato e dell`amore la consolazione all`incombente perdita di potere. (notizie tratte da Introduzione ad “Apicio -l`arte culinaria” di Giulia Carazzali)
Solo i più poveri restarono sani! Loro si nutrivano di cibi semplici, prevalentemente a base di cereali e verdure.

Ricetta tratta da “Apicio- l`arte culinaria” (vedi sopra)

Si mettono 15 libbre di miele nel vaso di bronzo, dove precedentemente sono stati versati 2 sestari di vino di modo che il vino si riduca durante la cottura con il miele. Si fa scaldare su un fuoco dolce di legna ben secca e durante la cottura si mescola con un bastoncino; se ricomincia a bollire si rompe la bollitura con una spruzzata di vino…..o togliendolo dal fuoco. Quando si e` raffreddato lo si rimette sul fuoco, si procede cosi` per due o tre volte. Alla fine lo si toglie dal fuoco e lo si schiuma il giorno successivo. Allora si aggiunge 4 once di pepe tritato, 3 scrupoli di mastice, 1 dracma di foglie di nardo e 1 di zafferano, 5 noccioli tostati di datteri e datteri ammollati nel vino; si innaffia dapprima con vino di qualità` e in quantità` sufficiente affinché l`impasto risulti dolce. Compiuta questa operazione, si versi sul tutto 18 sestari di vino dolce; si metterà poi nel composto ottenuto i carboni ardenti (2 mila).

6 commenti:

whitewillow ha detto...

Buona Pasqua collega :-)...e cerchiamo di rilassarci in questi pochi giorni di vacanze

peppe ha detto...

Complimenti,
che dire di una prof. che con grande fantasia riesce a miscelare ottime formule di matematica gastronomica.
Direbbe monsieur Vattel "degna delle migliori cucine francesi per risollevare le sorti della corona".
ad maiora sempre
peppe

Anonimo ha detto...

good start

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie